«La nostra è una storia trina, dalla linea di confine in continuo movimento, caotica, priva di equilibrio, di equanimità. Due contro una oppure una contro l’altra, mai tutte e tre insieme. Il giorno della nascita di Cordy, Rose si alleò con Bean. due contro una. E quando Bean si ribellò, rifiutandosi di partecipare ai giochi proposti da Rose, lei scoprì di potersi coalizzare con Cordy, che accettò docilmente il ruolo di gregaria. Due contro una.
Finché Rose non se ne andò di casa e fummo di nuovo divise, una contro l’altra.»
Illude questo romanzo, Le sorelle fatali di Eleanor Brown, illude perché mentre leggevo il paragrafo qui riportato ho pensato “Che bello, finalmente un libro che parla del rapporto tra sorelle in maniera non zuccherosa o scontata”. Mi sbagliavo, però. Il libro inizia con le tre sorelle Rosalinda, Bianca e Cordelia – così chiamate dal padre professore di letteratura inglese ossessionato da Shakespeare – profondamente in crisi, sull’orlo del fallimento intimo e pratico. Tornate tutte e tre a vivere con i genitori, per differenti e disastrosi motivi, si trovano ad affrontare le proprie deludenti vite nonché la malattia della madre, colpita da un cancro al seno. Se non mi aspettavo un capolavoro o una grande opera letteraria, con queste premesse mi aspettavo però un libro di grande drammaticità, seppure magari stucchevolmente esacerbata. Quello che, fino all’ultimo, non mi aspettavo era un happy ending di quelli grondanti melassa, con tanto di fiocchi di neve che cadono, dolcetti natalizi e tanto, tanto amore. La redenzione arriva, per le tre sorelle fatali, e nemmeno a un prezzo troppo caro. E i loro rapporti, nemmeno a farlo apposta, migliorano notevolmente con lo scorrere delle pagine.
Quello tra sorelle è un rapporto misterioso, pieno di tensione, di dinamiche psicologiche complesse e, spesso, spietate; se le sorelle sono due, è forse possibile trovare una sorta di equilibrio. Ma quando le sorelle sono tre c’è sempre un lato sbilenco: il rapporto tra tre sorelle è un triangolo scaleno, sempre pericolosamente in bilico. È anche un rapporto molto letterario, come dimostra l’opera di Čechov Tre sorelle o la vita stessa delle sorelle Brontë.
Ma Eleanor Brown, se riesce a intravedere la problematica di questo rapporto a tre, non sa sviscerarne il nucleo, né dipingerne almeno il fenomeno: il suo romanzo è poco più di un libro di chick-lit infarcito di citazioni shakespeariane (che fanno sempre la loro figura). Le sue tre sorelle non hanno neanche un briciolo della forza malefica e potentissima delle tre streghe del Macbeth. Una buona idea di fondo e un titolo splendido (l’originale, The Weird Sisters, lo è ancora di più) per un libro mediocre e inutile.
Eleanor Brown, Le sorelle fatali
traduzione di Lucia Olivieri
Neri Pozza, 2011
pp. 366, euro 17