Da un po’ di tempo a questa parte Einaudi Stile Libero ha lanciato una nuova sottocollana, chiamata “Mood”, dedicata agli adolescenti o, per dirla all’inglese, agli young adult, segmento di lettori che in questi ultimi anni è stato particolarmente cullato e viziato perché fonte di grande ricchezza per le case editrici che azzeccano i tormentoni giusti. Il primo titolo della collana, uscito a fine 2010, è Quattro giorni per liberarmi di Jack di Lauren McLaughlin, la storia di una diciassettenne che ogni mese per quattro giorni si trasforma in un maschio con gli ormoni scatenati, una commedia leggera che affronta in maniera non stupida un tema difficile come quello della sessualità adolescenziale. La copertina di questo volume si differenzia dalla collana madre in maniera piuttosto sostanziosa: non c’è, come negli altri Stile Libero, un’immagine spalmata su tutta la copertina, essa è invece divisa in due spazi, uno superiore con il titolo a contrasto su uno sfondo di colore piatto, uno inferiore con una foto. Nel complesso – pur non avendo letto il libro – mi è parsa un’operazione editoriale interessante, un modo non cafone di sfruttare questa fetta di mercato tanto ambita, di allargare la fascia dei propri lettori senza però prenderli in giro.
Ma oggi, quando ho visto la copertina del nuovo volume uscito per “Mood” e dopo averne letto la sinossi e qualche commento in rete (sì, ok, non si può giudicare un libro solo dalla copertina e della quarta, però insomma, a volte si può), forse devo ricredermi sulla validità del progetto. Il libro in questione si intitola Numero sconosciuto, l’autrice è Giulia Besa, un’esordiente molto giovane (è nata nel 1990). Il romanzo (che la stessa quarta di copertina inquadra nel genere “urban fantasy”) è la storia di Sara, una ragazza che riceve delle chiamate da un personaggio misterioso che le ordina, minacciando la vita della sorella, di uccidere gli Dèi. Ma chi sono questi Dèi? Nella quarta leggiamo: «Forme delle passioni umane piú spietate, gli Dèi agiscono nel mondo a loro piacimento e corrompono ogni Materia di cui prendano possesso.» Sara si troverà quindi a uccidere le divinità che tutti conosciamo: Marte, Artemide, Persefone e compagnia bella. Ripeto: non è corretto stroncare un libro senza averlo letto e quindi mi fermerò qui.
È possibile però stroncarne la copertina e quella di Numero sconosciuto credo sia una delle più stroncabili che abbia visto in giro negli ultimi tempi. La copertina di Numero sconosciuto è di una bruttezza inquietante: sullo sfondo vediamo una dea dal ghigno malefico con una sciarpa attorno al collo e delle cime di alberi in lontananza. In primo piano, invece, quella che ci immaginiamo essere Sara, tiene in mano un fucile, col quale probabilmente dovrà uccidere i famigerati Dèi, e indossa una minigonna vertiginosa e una maglia scollatissima. Il tutto nel peggiore stile da copertina di libro fantasy.
Constata la bruttezza, il dubbio rimane: perché una casa editrice attenta alla propria estetica e che ha sempre mantenuto un gusto al di sopra della media come Einaudi deve adeguarsi ai peggiori trend in voga nel mondo editoriale più commerciale e spudorato?