Faccia Libro - Martin Amis

«Il Decennio dell’Io non si chiamò Decennio dell’Io fino al 1976. E nell’estate del 1970 era iniziato da sei mesi soltanto; ma chiunque poteva già essere abbastanza sicuro che gli anni Settanta sarebbero stati quelli dell’Io. Questo perché ormai qualunque decennio era un decennio dell’io. Non c’è mai stato niente che si potesse chiamare decennio del tu: tecnicamente parlando, i decenni del tu (nella lontana notte feudale) sarebbero stati conosciuti come decenni del voi. Gli anni Quaranta probabilmente sono stati l’ultimo decennio del noi. E tutti i decenni, fino al 1970, furono innegabilmente decenni del lui. Per cui il Decennio dell’Io era il Decennio dell’Io, ci mancherebbe – una nuova frontiera dell’autocentrismo. Ma il Decennio dell’Io era anche e incontestabilmente il Decennio di Lei. [...]
Erano sì nel Decennio di Lei – ma anche tutti quanti nella cuspide di Narciso. Non erano come i loro padri, né sarebbero stati come i loro figli. Perché si ricordavano com’era prima: il peso più lieve sull’individuo, quando la vita si viveva in modo più automatico… Furono i primi a frangere quel mare silenzioso, la cui superficie è uno scudo che rifulge come uno specchio. Giù alla grotta, sotto il pergolato, giacevano quasi nudi, coi loro strumenti del desiderio. Erano gli Occhi, erano l’È, erano riflessi, erano lucciole coi loro organi luminescenti.» 

Martin Amis, La vedova incinta (Einaudi, 2011)

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